Ansia da COVID-19
La gestione dell'ansia rappresenta un impresa titanica da tutti coloro che ne soffrono, innanzitutto perché arriva inaspettatamente e secondariamente perché la motivazione/causa resta prevalentemente celata alla coscienza, poiché il contenuto è talmente pesante da gestire emotivamente che la mente sposta l'attenzione sul fisico dando origine a sintomi quali insonnia, disturbi gastrointestinali, tachicardia, affanno, sensazione di mancanza totale di controllo, spossatezza e paura di morte imminente (nei casi di attacco di panico). La situazione di pandemia che stiamo vivendo ha suscitato tante sensazioni ed emozioni fortissime, quali paura di morte imminente, impotenza, pericolosità nello stare in compagnia, ossessione per l'igiene, isolamento socio-emotivo e tanti altri. La crisi economica legata a questo ha dato una difficoltà maggiore nella elaborazione della situazione, minando la possibilità di soddisfare i bisogni primari dell'essere umano come nutrimento, sicurezza, accudimento, amore. Nella fase successiva al lockdown molti si sono ritrovati a sperimentare situazioni di insonnia, agitazione, disturbi gastrointestinali senza individuare una motivazione chiara o un disturbo che possa far intravedere una cura. In questi casi si cerca una spiegazione organica a cui corrisponda una cura farmacologica, che metta fine alle sofferenze, come una bacchetta magica che faccia sparire il problema. In psicologia questo non avviene, poiché è nel processo stesso di elaborazione, di consapevolezza di sé e di adattamento all'ambiente che risiede la "guarigione" intesa come ripristino dello stato di benessere/equilibrio psico-fisico. Il primo passo per gestire questa situazione ansiogena è quella di richiedere una consulenza psicologica, per valutare l'intensità del malessere e il trattamento più adeguato alla persona specifica, questo può avvenire tramite richiesta di appuntamento da uno psicologo privato a pagamento (le cui tariffe sono variabili ma comprese in un tariffario consultabile online nel sito dell'Ordine degli Psicologi territoriale), presso il Centro di Salute Mentale della propria circoscrizione, oppure al consultorio del proprio comune di riferimento. Siegel disse "nominare è dominare", proprio perché nel dare un nome al problema, sintomi o disturbo, si dà la possibilità di gestirlo e analizzarlo, facendo ricorso alle proprie risorse e a quelle del terapeuta nella relazione di supporto/riabilitazione. Il secondo passo è quello di fissare una soglia di tolleranza, per prevenire l'escalation dei sintomi, ossia se da 0 a 10 (sopportabilità di sofferenza) ci si accorge che diventa insostenibile a 5, quando si è a 3 si inizia la respirazione lenta e graduale guidata (rientra nelle tecniche a mediazione corporea) per creare un'interruzione a livello fisiologico dell'attivazione del sistema simpatico, e ripristinare così una situazione di equilibrio, prima che sia troppo tardi. Il terzo e ultimo passo riguarda l'attività fisica, poichè una sana e costante attività fisica aiuta a mantenere costanti i ritmi e l'equilibrio psico-fisico-fisiologico, permette al cervello di produrre serotonina e dopamina (gli ormoni del benessere) che rinforzano il sistema immunitario e calmano il dolore lieve.
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